Alzi la mano chi è un fan dell’ambiente di lavoro Open space…
Davvero… nessuno?
Dal collega che non smette di masticare animatamente il chewingum al tuo fianco, a quello che non smette di interromperti con la fatidica formula “hai-un-secondo?”; gli uffici aperti si fanno quasi sempre amorevolmente… odiare!
Passiamo invece ai meeting…
Per molti di noi, una riunione è l’equivalente di una visita dal dentista. Uno studio rivela che il 15% delle aziende “spreca” il proprio tempo in riunioni, e che circa il 36% dei lavoratori si lamenta perchè vede diminuire la propria produttività a causa di tutto ciò.
Ma qual è il filo di collegamento tra gli Open space e i meeting?
Partiamo dalle basi. Cosa significa lavorare in un ambiente “aperto”’? Condivisione di idee e collaborazione, questa è l’essenza dell’open space.
L’open space è quel luogo dove possiamo raggiungere frequentemente colleghi per cercare nuovi input, per discutere idee e raccogliere differenti informazioni. Ma non solo. L’open space – non ci crederai – “ti fa lavorare serenamente”. Il tuo collega è lì, sempre presente e sempre pronto alla battuta. E poi diciamocelo, quante volte dopo una chiacchiera informale con un collega salta fuori un’idea, che normalmente avrebbe richiesto ore e ore di lavoro, sacrifici e sforzi?
Alla fine della fiera allora (forse), il caos degli uffici open ha anche qualche vantaggio: cancellare la necessità di effettuare riunioni. E già: la condivisione di idee è immediata, fresca, sprint!
Open Space, cerchiamo di “prenderne il meglio”
Ormai è fatta, non possiamo scappare. Come in tutte le cose, anche per gli open space, è facile trovare millemila lati negativi, tutti anche ben dimostrati e documentati.
L’ambiente “aperto” è rumoroso, caotico, privo di privacy e rende la concentrazione quasi impossibile. Il risultato? Produttività soffocata e morale a pezzi. Pochi ad oggi sono coloro che non si sentono incastrati da questo nuovo modo di lavorare.
Tutto vero. Non è un caso se molte delle organizzazioni che hanno implementato questo nuovo concetto di lavoro hanno ottenuto risultati di collaborazione molto al di sotto di quanto avevano preventivato.
Tocca quindi a noi, datore e lavoratore dipendente, rendere l’open space un concetto di lavoro efficiente.
Open Space, da dove cominciamo?
Si inizia accettando l’open space per quello che realmente è: uno spazio collaborativo – che ci spinge a cambiare il nostro approccio al lavoro e che ci “impone” l’utilizzo di strumenti adatti al raggiungimento della concentrazione in mezzo al caos.
Iniziamo dimostrandoci aperti alle nuove modalità di lavoro – come il lavoro da casa – quando e se necessario, ritagliandoci piccoli spazi di privacy per le nostre riunioni private e avvicinandoci al mondo delle cuffie telefoniche a cancellazione di rumore… per sopravvivere alla giungla del caos.
E se il mio datore di lavoro non mi fornisce tutto ciò? Bisogna pretenderlo. Perchè solo in questo modo si può entrare nella “zona di concentrazione” che ci permette di pensare, rifletterre, sfornare nuove idee e creare valore per l’azienda.
La chiave per avere successo nell’ufficio 2.0 sta semplicemente nel sapere come e quando abbracciarlo. E se riusciamo a ridurre il numero di meeting giornalieri… tanto di guadagnato!