I droni sono riusciti a conquistare, negli ultimi anni, una folta schiera di appassionati. Fanno parte di questi ultimi numerosi fotografi che, proprio grazie alla semplicità di utilizzo dei droni, possono effettuare scatti sorprendenti e registrazioni video da prospettive inedite. Tuttavia, la mancanza di leggi che ne delimitino l’uso ha portato alla nascita della prima pistola antidrone: DroneGun.
Nei prossimi anni, la difesa della privacy e il desiderio di maggiore sicurezza potrebbero indurre diversi produttori a presentare modelli basati sulla medesima tecnologia. Nel frattempo, in California è ormai possibile abbattere quadricotteri ed altre tipologie di droni qualora questi ultimi finiscano per interferire in zone di emergenza. Nonostante il nome, DroneGun non rappresenta una vera e propria pistola (se non nella forma) in grado di “distruggere” il velivolo incriminato.
Si tratta, infatti, di uno strumento che ha il suo punto di forza nella capacità di disabilitare qualunque funzione del drone, costringendolo ad atterrare o a fare ritorno alla base. Questa azione di disturbo evita ai droni stessi di entrare in aree nei quali l’accesso è vietato. Questa pistola antidrone rappresenta un “jammer”, ossia un disturbatore di segnale, efficace nel bloccare le frequenze di 2,4 e 5,8 GHz e la ricezione di Gps e Glonass. È sufficiente puntarlo verso il velivolo (purché quest’ultimo si trovi ad una distanza massima di 2 km) per influire sui suoi comandi.
Ad aver ideato questo strumento di difesa della privacy è l’azienda DroneShield. Pur non avendo ancora ottenuto l’approvazione da parte dell’FCC, il produttore ha voluto mostrare al mondo le potenzialità dello strumento in un video che ha raggiunto immediatamente una grande popolarità. Nel video si può osservare come la “pistola” sia facile da manovrare grazie alla sua forma, nonostante i 13 Kg di peso. Al momento non necessita di una specifica formazione tecnica per poterlo utilizzare.
Prima di commercializzarlo sarà necessario attendere delle risposte in tema legislativo, visto che l’impiego di jammer da parte dei civili è attualmente vietato sia in Europa che negli Stati Uniti.