Sembrano trascorsi secoli ma, in realtà, la stampa 3D è balzata alla ribalta internazionale solo sul finire del 2014. Nel volgere di alcune settimane, le riviste di settore e il mondo del web hanno dedicato molto spazio a questa nuova tecnologia. Allo stesso tempo, sono state lanciate decine di campagne su Kickstarter, e sono fiorite numerose startup, pronte a cavalcarne il successo.
Questa nuova tecnologia, a livello industriale e nel campo della ricerca scientifica, è stata già in grado di ottenere risultati di rilievo. Questo grazie ai nuovi livelli raggiunti nell’ambito della “prototipazione”, frutto di costi e tempi di consegna ridotti, ma anche della facilità di sviluppo dei modelli. A favorirne l’impiego è stata anche la possibilità di utilizzare diversi materiali, dalla plastica al metallo, fino a ceramiche e legno. Tuttavia, al di fuori dell’industria, all’attenzione destata inizialmente nel grande pubblico non ha fatto seguito il successo commerciale sperato.
Nonostante la tecnologia della stampa 3D sia ormai disponibile a prezzi accessori (equiparabili in molti casi a quelli di un Pc), sono richieste alcune conoscenze informatiche che hanno finito per allontanare gran parte dei potenziali clienti.
Ad ogni modo, sono già in fase avanzata i prototipi per la realizzazione di stampe 4D e 5D. Anche queste nuove tecnologie consentiranno di stampare un oggetto ma, a differenza di quanto accade per i modelli 3D, ad aumentare saranno le dimensioni.
La quarta dimensione sarà data da tempo, flessibilità e capacità di adattamento a condizioni variabili. In pratica, gli utenti potranno stampare un articolo in grado di reagire ad eventuali stimoli esterni. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, che vedrà protagonisti non solo plastica e metallo, ma anche filamenti organici o compositi. Il campo nel quale sono attesi gli sviluppi più interessanti è sicuramente l’healthcare, in particolare la biomedicina.
“Pensate a un materiale organico stampato capace di deformarsi da solo perché reagisce a contatto con il sangue per la cicatrizzazione di un’emorragia interna.” Fantascienza? No…prossima realtà!