Anno 2030: le auto si guidano da sole, il frigorifero ordina la spesa in autonomia e lo smartphone si ricarica senza fili. A pensarci, tutte queste cose ci sono già. Ma allora dove arriveremo nel 2030? Sta davvero per arrivare l’era in cui dei simpatici robot, con o senza sembianze umane, ci sostituiranno in tutto e per tutto? Solo il futuro potrà dirlo, ma anche se così fosse, non sarebbe necessariamente una cosa negativa.
Oggi viviamo tempi difficili, dal punto di vista occupazionale, ma la causa di tutto questo è un insieme di fattori economici e sociali, e non certo il fatto che molti macchinari svolgano il lavoro che un tempo svolgeva l’uomo. In fondo, ci sono mansioni che una macchina non potrebbe mai svolgere, e viceversa: alcuni macchinari permettono operazioni che un uomo non avrebbe mai potuto compiere, quindi, tecnicamente, non hanno rubato il posto a nessuno.
E allora, come andrebbe considerato un futuro in cui questi aspetti vengano portati all’estremo, in cui all’uomo rimangano le briciole, cioè dei compiti molto marginali da svolgere nel mondo del lavoro? Non necessariamente in modo negativo, dicevamo.
Robotica ovunque: si o no?
Se c’è un pacco da spedire, non sarebbe fantastica una tecnologia che assicurasse una consegna puntuale? E se inventassero delle macchine capaci di compiere con altissime percentuali di successo delle operazioni chirurgiche, o di individuare senza margine di errore le malattie e le relative terapie? E che ne dite di un robot insegnante per i nostri figli?
Tutto si risolverebbe in un colossale risparmio di tempo per l’uomo. La partita si giocherà, quindi, su come impiegare questo tempo. Ma è una cosa che riguarda noi, non le macchine!
Si parla già da tempo di un’ipotetica Quarta Rivoluzione Industriale. Secondo il World Economic Forum infatti già entro il 2020 cinque milioni di posti di lavoro saranno rimpiazzati dai robot. Ma siamo davvero sicuri che i robot potranno sostituirci in tutto e per tutto?
Manca qualcosa all’appello: il linguaggio
C’è un piccolo-grande intoppo: il linguaggio. Non è quindi detto che tutto vada come lo abbiamo immaginato. E si, prima che i robot siano in grado di rimuovere completamente le persone da interi settori professionali, avranno bisogno di imparare a lavorare più a stretto contatto con noi ed assumere comportamenti simili ai nostri, soprattutto dal punto di vista emotivo. La capacità di collaborare, unita alla creatività e ad un pensiero critico rimangono comunque le chiavi per combattere l’automazione del lavoro.
Ma la verità è anche un’altra. Probabilmente la nostra intelligenza e il nostro intuito non riusciranno mai ad essere replicate artificialmente: starà a noi utilizzarle nella direzione più giusta, anche inventando tecnologie sempre più sofisticate, per scopi che siano davvero intelligenti. Forse, non andrà poi così male…