Il 24 gennaio del 1984 venne presentato con uno spot trasmesso durante il superbowl il primo Macintosh, il personal computer che ha reso l’informatica a portata di tutti ed ha aperto la strada ad ogni innovazione che oggi ci accompagna nel quotidiano e ci rende la vita più facile, dal computer portatile allo smartphone e al tablet.
Tutto comincia alla fine degli anni ’70 quando Alan Key, scienziato del Connecticut, chiede alla sua squadra di ingegneri di lavorare a un personal computer di facile comprensione per persone di tutte le età, bambini compresi. Key lavora nell’avveniristico laboratorio Xerox Park dell’omonima società e ad osservare il suo lavoro c’è un venticinquenne Steve Jobs, il quale riconosce da subito le potenzialità di quella rappresentazione grafica di una scrivania con cartelle per raccogliere i documenti e di quel puntatore, il mouse, con cui selezionare il materiale. Jobs fonda così nel 1976 insieme al geniale Steve Wozniak la Apple; cinque anni dopo, il 24 gennaio del 1984 appunto, lancia il primo Macintosh. Esattamente trent’anni fa viene così scritta una pagina fondamentale della storia dell’informatica.
Cos’ha di tanto speciale questa scatoletta bianca? La grafica: immagini chiare e gradevoli al posto di stringhe di testo che rendono per la prima volta il computer uno strumento veramente accessibile a tutti. Nonostante questo, non è il computer della Mela a entrare in tutte le abitazioni: il primo Macintosh, con uno schermo da 9 pollici e 128Kb di Ram, costa ben 2.500 dollari (di allora, il doppio circa oggi). Il sogno di portare un PC su ogni scrivania ed in ogni casa viene realizzato nel 1985 da Bill Gates, il fondatore di Microsoft, ispirato proprio dall’innovazione presentata da Jobs & company. In ogni caso questo primo Macintosh è una vera e propria rivoluzione informatica e rappresenta la chiave del successo di Apple, nonostante le vendite non siano state esorbitanti e nonostante un decennio, quello compreso tra la fine degli anni ’80 egli la fine degli anni ’90, abbastanza turbolento. Nel 1985 Jobs è costretto ad abbandonare la società dopo una lotta di potere interna, ma torna nel 1997 e in poco tempo fa risorgere la società, insistendo sullo sviluppo della linea iMac e perseverando nell’idea connubio macchina-software, puntando a realizzare sia i dispositivi che i software che li facevano funzionare, strategia che si rivelerà vincente anche nel decennio successivo. Presentato nel maggio del 1998, stupì gli operatori del settore: per la prima volta un computer dedicato al grande pubblico metteva tra i suoi primari obiettivi l’estetica.
Gli anni duemila affermano definitivamente Jobs e la sua Apple tra i grandi non solo dell’informatica: viene presentato il sistema operativo Mac OS X, iPod ridefinisce il concetto di walkman e iTunes rivoluziona l’industria musicale; ad oggi sono stati acquistati circa 25 miliardi di brani musicali. Ancora una volta Jobs ha fatto tesoro dell’insegnamento di Key, mantenendo le redini di hardware e piattaforma di distribuzione, binomio sulle ali del quale ha preso il volo anche l’iPhone. Il 9 gennaio 2007 Jobs mostra al mondo il primo smartphone marchiato Apple e rivoluziona anche il mondo della telefonia mobile; solo lo scorso anno ne sono stati venduti 150 milioni. Non solo, lo stesso giorno Apple smette di chiamarsi Apple Computer e viene ribattezzata Apple Inc, più aderente alla sua missione sempre meno legata ai PC.